LGBT

Potreste aver già sentito questa frase: “dove sei dipende da dove ti siedi”. Le nostre esperienze guidano e definiscono la nostra prospettiva.

Se sei abbastanza fortunato da soffermarti abbastanza a lungo, e non sei un completo zuccone, le cose che vedi e le persone che incontri sbatteranno addosso ai tuoi pregiudizi in modo abbastanza forte da farti riesaminare quello che pensi. 

Con questo spirito, devo delle scuse ad un po’ di persone. A voi. A coloro che ho aiutato ad emarginarsi. Coloro verso i quali, per troppo tempo, ho rifiutato di dare la mia amicizia e la mia compagnia, i miei amici LGBT.

L’ intolleranza verso il diverso

Non sono cresciuto un un ambiente tollerante. Molto dipende dalla geografia. Ho passato la maggior parte della mia infanzia circondato da persone che erano più o meno tutte uguali a me.

E’ stato così fino a quando sono andato in missione, senza avere nessuna relazione significativa con delle minoranze razziali, e dopo che è successo ho dovuto affrontare le opzioni di rimanere attaccato ai miei stereotipi o gettare via i miei pregiudizi riconoscendo che ero nel torto.

Ho scelto la seconda opzione. Dopo la missione, ho sposato una donna Americana e Messicana. Abbiamo chiamato una delle mie figlie come una nostra cara amica che casualmente è anche di colore.

Ho arricchito la mia vita espandendo il cerchio di persone che mi stava attorno. E’ stata una buona scelta. Ha reso la mia vita migliore.

Non ho avuto nessuna esperienza diretta con persone omosessuali o lesbiche fino alle superiori, dove conoscevo un paio di ragazze che erano lesbiche (una delle quali è uscita allo scoperto dopo circa un mese dopo un nostro appuntamento.

Non ho mai saputo come reagire a questo). Non sono stato molto gentile con loro. Mi fermerò qui. C’erano anche un paio di ragazzi dei quali si diceva che fossero gay. Sono stato abbastanza duro anche con loro.

La comunità LGBT

Sono rimasto abbastanza isolato dalla comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender – ndt) fino a quando non sono andato a Standford, a quel punto mi sono ritrovato immediatamente e disagiatamente circondato da delle persone che non conoscevo per niente.

Se fosse esistito qualcosa come il “gay-radar”, il mio avrebbe suonato ed iniziato a fumare.

Nonostante ciò che avevo imparato durante la mia missione riguardo al razzismo, ho gestito questa interazione in modo molto diverso. Fatte poche eccezioni, mi sono distaccato dalle persone che non capivo.

Avevo delle ragioni, e la maggior parte di queste erano religiose. Le etnie e l’orientamento erano due cose molto diverse nella mia testa, anche nei momenti in cui avevo meno tolleranza.

Non ho mai visto l’etnia di una persona come una cosa “sbagliata” e non avevo nessuna sensazione che gli asiatici, i neri, gli ispanici o altri fossero negativi o inferiori. Erano semplicemente diversi, ed io avevo dei problemi con il diverso.

Ad ogni modo, con le persone LGBT le mie opinioni erano basate in larga scala sulla mia comprensione religiosa che l’omosessualità era sbagliata.

In parte era perché non avevo compreso la nostra stessa dottrina, nel senso che avevo messo insieme l’attrazione per le persone dello stesso sesso con la condotta dello stesso sesso, quindi la mia definizione di “sbagliato” era più ampia di quella della Chiesa di Gesù Cristo, come poi ho capito più avanti negli anni.

Ma oltre a quello, le mie opinioni si basavano sulla mancanza di interazione con le persone che avevo etichettato come “malvagie”.

Poi la vita mi ha messo davanti ad una curva di svolta. All’inizio era il lavoro. In uno dei primi uffici legali in cui ho lavorato, avevamo una posizione aperta per una segretaria.

La persona di gran lunga più qualificata per questa posizione era un ragazzo vistosamente e sfacciatamente gay. E si sarebbe seduto proprio davanti alla porta del mio ufficio.

Una delle associate dell’ufficio, con la quale avrei diviso l’assistente amministrativo, conosceva le mie origini religiose ed era preoccupata su come avrei gestito la cosa.

Mi ha chiesto in modo molto diretto: “Sarà un problema? Se è un problema non lo assumiamo.” Qualcosa mi ha detto che se fosse stato un problema, sarebbe stato il MIO problema, e questo non era giusto. Ho approvato l’assunzione.

E lavorare con questo ragazzo è stato fantastico. Era un burlone tanto quanto me, e la quantità di situazioni in cui ci siamo cacciati nei guai era epica. Era un’ottima relazione lavorativa. E la questione che lui fosse gay è saltato fuori.. ah si: mai.

Poi la cerchia si è gradualmente espansa. Alcuni membri della famiglia uscivano allo scoperto. Amici intimi uscivano allo scoperto. Non era più soltanto una relazione lavorativa.

Erano persone che amavo profondamente, persone per cui avrei volentieri sacrificato tutto, che abbracciavano uno stile di vita che non approvavo. Che cosa avrei dovuto fare? Smettere di amarle?

Il coraggio di amare chi è diverso

Ho passato un bel po’ di tempo nel cercare di comprendere i miei sentimenti. Ho fatto un inventario delle persone a cui tenevo.

La lista includeva cristiani degni di entrare al tempio (per quanto ne potevo sapere io); persone di altre denominazioni Cristiane che sono tradizionalmente ostili ai Mussulmani; persone che guardano i reality show; adulteri; fornicatori; persone con precedenti penali; persone che avrebbero avuto bisogno di avere dei precedenti penali; bugiardi; imbroglioni, diffamatori, e *gulp* persone gay.

Oh e poi io, con tutti i miei problemi.

Mi sono reso conto che ero in grado di amare solamente le persone che vivevano secondo un certo standard, allora sarei rimasto senza amici, o famigliari, e avrei dovuto smettere di andare in giro con me stesso.

Ed ancora più importante, non avrei potuto fingere di essere un Cristiano. Perché Cristo non ha mai agito e non agisce in questo modo.

Quindi ho preso una decisione conscia: potevo vivere con l’idea di cercare di odiare delle persone che amavo, oppure potevo semplicemente andare oltre ed amarle. Ho scelto di amare.

E è per questo che devo a molti di voi delle scuse: ho aspettato troppo a lungo.

Ma voi non lo avete fatto.

Avete pianto quando io piangevo. Mi avete confortato quando avevo bisogno di conforto. Vi siete comportati da Cristiani migliori di me.

Alcune delle relazioni più arricchenti ed importanti che ho oggi sono con delle persone LGBT. Il mio cuore è vicino al vostro. Possiamo non andare d’accordo su tutto, ma non dobbiamo per forza. La vostra relazione con Dio non è un mio problema.

La vostra relazione con me lo è. E se qualcuno vi fa arrabbiare, o vi ferisce, o vi fa sentire inferiori a chiunque altro, allora se la dovranno vedere con me. Fate parte del grande cerchio della mia famiglia. Non siete un “voi”. Siete un “noi”.

Non vi amo per ciò che vorrei che voi foste.

Vi amo per ciò che voi siete.

Quindi mi dispiace. Per favore perdonatemi. Cercherò di rimediare.

Questo articolo è stato scritto da “Rob Ghio”, pubblicato su “lds.net” e tradotto da “Fanny Bagnò”

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Fanny Nicotra

Fanny è un'assistente alla classe in una scuola elementare inglese a Milano. Sta terminando gli studi di lingue e letterature straniere e vuole diventare una maestra. Le piace viaggiare e scoprire nuove culture. Adora cucinare e mangiare, specialmente con i suoi cari ed amici. Fanny è un membro attivo della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e parla della missione di volontariato che ha svolto per la chiesa come una delle esperienze più significative della sua vita.

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