Il mese scorso, mio marito ed io abbiamo visitato con i nostri due figli e i suoi genitori le cascate di Iguazù, in Argentina. Le cascate sono bellissime, maestose e stimolanti, ma c’è un gruppo di cascate assolutamente terrificanti chiamato la gola del diavolo.

Il ponte d’osservazione è situato esattamente sopra le cascate; da questo punto, si può osservare il fiume che si precipita da una rupe sfrecciando a una velocità e un volume spaventosi.

La nebbia è così fitta da impedire la vista del fondo della cascata e il rumore è così forte che per parlare con le persone accanto bisogna urlare.

Non sono nemmeno riuscita a godermi la maestria delle cascate da questa prospettiva perché continuavo ad immaginarmi di cadere nel fiume, senza nulla a cui aggrapparmi andando così incontro a una morte inevitabile a causa della Gola del Diavolo.

Nulla mi spaventa di più di quella sensazione di caduta orribile e indifesa.

Cadere nella gola del diavolo 

Il profeta Giacobbe del Libro di Mormon ci da un’immagine altrettanto spaventosa della nostra vita senza il Salvatore; un’analogia che si adatta perfettamente alla Gola del Diavolo di Iguazù:

“Questa corruzione non potrebbe rivestirsi di incorruttibilità… questa carne avrebbe dovuto giacere per marcire e decomporsi nella madre terra, per non risorgere mai più… il nostro spirito dovrebbe divenire soggetto a quell’angelo che cadde… e divenne il diavolo… e il nostro spirito avrebbe dovuto divenire come lui, e noi divenire diavoli, angeli di un diavolo, per essere esclusi dalla presenza del nostro Dio, e per rimanere con il padre delle menzogne, nell’infelicità, come lui stesso”.

Anche noi cadremmo come è caduto Satana, senza aiuto ne speranza e senza trovare appiglio o qualcuno che ci salvi.

Non staremmo in piedi sulle cascate, come degli osservatori spaventati ma al sicuro; verremmo gettati nel fiume scatenato e lanciati nella Gola del Diavolo per rimanervi in eterno.

Nelle parole di Anziano Holland “Che brutta situazione! L’intera razza umana in caduta libera”, ogni uomo, donna e bambino al suo interno rotolerebbe verso una morte permanente; spiritualmente rotolerebbe verso un’angoscia eterna. È per questo che è stata creata la vita?

“la risposta… è un eterno ed inequivocabile no!”

Nonostante ciò, senza un Salvatore, questo è ciò che sarebbe stata la vita.

Sfuggire alla gola del diavolo

cascate

“Oh, com’è grande la bontà del nostro Dio, che ci prepara una via per sfuggire alla stretta di quest’orribile mostro”.

Possiamo sfuggire perché Gesù ha offerto sé stesso e la propria grazia; le sue “mani fraterne e braccia determinate raggiungono l’abisso della morte per salvarci dalla nostra caduta e dai nostri fallimenti, dalle nostre sofferenze e dai nostri peccati”.

L’espiazione di Gesù Cristo ci offre la possibilità di pentirci, la promessa della resurrezione e la grazia che rende possibile il cambiamento ed il progresso; queste promesse sono la nostra via di fuga da questo mostro tremendo, questa caduta terrificante e senza fine.

Ci prendiamo il tempo di stare, in modo metaforico, su queste cascate per poter riconoscere in modo completo la nostra caduta, la nostra natura fallimentare e il nostro bisogno assoluto di un Salvatore che ci salvi? Comprendiamo davvero tutto ciò da cui Egli può salvarci?

La sua mano è ancora tesa; la stiamo prendendo o continuiamo la nostra caduta libera?

Egli ci chiede soltanto di pentirci, e di essere battezzati nel suo nome avendo  fede perfetta in Lui (in parole povere di afferrare la Sua mano tesa).

Nel farlo verremo salvati dalla terrificante caduta libera, per sempre al sicuro nel regno di Dio.

Afferrate la Sua mano e tenetela stretta per tener cara la vita (eterna)!

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Cinthia Macaluso

Cinthia è un membro attivo della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Ha scoperto la sua passione per l'inglese tramite la missione di volontariato che ha svolto in Inghilterra. Adora tradurre e sta felicemente organizzando il suo matrimonio. Le piacciono tanto i musical e sogna di andare a vederne alcuni a Broadway. Vive la vita con la consapevolezza che il Signore ne è alla guida e questo è per lei il motore più grande.
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