botti-capodannoIl capodanno, un momento in cui ringraziare Dio nostro Padre Celeste. Anche quest’anno sta giungendo alla fine. Tra meno di 20 giorni, è capodanno. E si festeggerà, come sempre, la fine dell’anno ormai andato e l’inizio di quello nuovo.

Quando ci si avvicina al 31 Dicembre, credo che ognuno di noi sia portato a fare un bilancio. Guardare indietro e vedere cosa è successo, nell’anno appena trascorso.

E credo sia umano, spesso, desiderare la fine veloce dell’anno, se ci sono stati eventi brutti o pesanti da superare.

Io ho sempre vissuto, fino ad un certo punto della mia vita, la fine dell’anno con una sorta di tristezza, per tutto quello che mi lasciavo dietro. E questa tristezza, mi impediva di vivere e affrontare bene il momento del passaggio al nuovo anno.

Qualche anno fa, però, leggendo un articolo di una sorella della chiesa (membro, come me, della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, spesso erroneamente chiamata chiesa mormone), ho preso spunto dalle sue parole, per stabilire, nella mia vita, una tradizione, legata al Capodanno, che mi facesse vivere quel momento con gioia e serenità.

Ho comprato un contenitore di legno grezzo. Con il pennarello, ho scritto sopra: “Quest’anno…”. Ho tagliato dei foglietti di carta colorata, in rettangoli di circa 6×3 cm, ho preso una matita e ho messo il tutto sul mobile della sala.

Da quel momento, ogni volta che succede una qualunque cosa bella, nella mia vita, prendo un foglietto di carta, scrivo cosa è successo in poche parole, aggiungo la data, piego il foglietto e lo metto nel contenitore.

E poi, quando arriva il 31, apro il mio contenitore… apro, uno ad uno i foglietti… e mi ricordo di tutte le cose splendide che ho vissuto… e, al tempo stesso, so che ne vivrò, per certo, molte altre nell’anno in arrivo.

Perché ho scelto di creare questa tradizione, nella mia vita?

Perché, nella Liahona di Dicembre 2011, ho letto un articolo dal titolo: “La scelta di esser grati”, del presidente Henry B. Eyring.

Egli dice:

mormone-Eyring“Ognuno di noi vorrebbe provare gratitudine eppure non è facile essere grati costantemente in tutte le cose durante le prove della vita.

A volte nella nostra vita sopraggiungono le malattie, le delusioni e la perdita di persone che amiamo. Le nostre afflizioni possono rendere difficile vedere le benedizioni che abbiamo e apprezzare quelle che Dio ha in serbo per noi nel futuro.

È una sfida continua contare le nostre benedizioni perché abbiamo la tendenza a dare per scontato le cose buone.

Ma quando perdiamo un tetto sopra la testa, il cibo da mangiare o il calore degli amici e della famiglia, allora ci rendiamo conto di quanto grati avremmo dovuto essere quando queste cose le avevamo ancora”.

E ancora:

“Dobbiamo chiedere in preghiera che Dio, attraverso il potere dello Spirito Santo, ci aiuti a vedere chiaramente le nostre benedizioni anche nel mezzo delle nostre afflizioni.

Tramite il potere dello Spirito, Egli può aiutarci a riconoscerle e ad essere grati per le benedizioni che diamo per scontato”.

Le sue parole, queste parole, mi hanno fatto riflettere molto.

Sono, per natura, una persona ottimista, eppure, spesso, stranamente, mi abbatto e vedo tutto buio. In genere, non dura che pochi minuti, il mio stato d’animo triste, ma vorrei non avere neanche quelli, perché la sensazione negativa che lasciano dura un per un pò.

Ho capito che, forse, una delle cose in cui stavo sbagliando, era il non essere grata abbastanza. O forse, il mio ottimismo, non era gestito nel modo migliore per me.

Ho cercato nelle Scritture, ho letto discorsi della Prima Presidenza. Ho riflettuto molto sulle benedizioni, su ciò che esse sono e su cosa significano.

In Dottrina e Alleanza, nel capitolo 46, versetto 32, ho letto queste parole che il Signore ci dice:” E dovete render grazie a Dio nello Spirito per tutte le benedizioni con le quali siete benedetti.”

Quando ho iniziato a scrivere i miei bigliettini, all’inizio scrivevo delle cose davvero inusuali. I foglietti erano pochi. Scrivevo quelle che erano cose chiaramente belle, momenti speciali, benedizioni evidenti.

Poi, a mano a mano che la mia scelta di essere grata veniva approfondita, con la preghiera e lo studio delle scritture, le cose sono cambiate.

Ho iniziato a scrivere anche tutto ciò che era scontato. Il vedere un’alba bellissima, sorridere ad una persona per strada, riuscire ad andare in palestra, senza tornare a casa con i muscoli doloranti, riuscire a riposare bene.

E ho visto i miei bigliettini aumentare.

Poi, ho fatto un ulteriore passo: ho iniziato a scrivere anche le cose brutte. Le discussioni sul lavoro, i momenti di stress, i momenti di paura o di nervosismo. Li ho scritti, scrivendo anche quello che avevo imparato da quel momento.

Adesso, quando arrivo a fine anno ed apro la mia scatola, ho sempre tanti bigliettini da leggere. Ho sempre tanti momenti da ricordare e per i quali sorridere.

E il mio Capodanno è diventato un momento speciale.

Un momento in cui posso contare, materialmente, le benedizioni di cui mi sono resa conto (perché chissà quante altre sfuggono alla mia attenzione) e posso finire l’anno ringraziando il Padre Celeste per ognuna di esse.

E ringraziandolo perché so che sta per iniziare un nuovo anno, dove avrò ancora dei bigliettini da scrivere.

Questo articolo è stato scritto da Cinzia Galasso

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Cinzia

Cinzia è un'impiegata ed una traduttrice. Ha una laurea in Scienze dell'Educazione e ha anche insegnato, per un paio di anni, a bambini della scuola materna, un lavoro che ha amato molto. E' stata un'insegnante nelle classi della Società di Soccorso, delle Giovani Donne e dell'Istituto. Ha molti interessi: patchwork, quilling, oli essenziali. Le piace prendersi cura di sè con soluzioni naturali. E' vegana e ama gli animali e la natura ed è fermamente convinta che le creazioni di Dio siano sacre. E' una volontaria dell'ENPA, un'associazione italiana, per la protezione degli animali ed è anche un membro di Greenpeace e del WWF. Ama passare il tempo con la sua famiglia e i suoi amici. Ama il vangelo di Gesù Cristo e sa che le famiglie sono eterne.
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